Quattro chiacchiere con ...

GINGER intervista L.UN.A. – Libera Università delle Arti

E proseguono, dopo la pausa estiva, le interviste GINGER alle realtà del territorio che più titillano la nostra mai paga propensione a scoprire qualcosa di nuovo.

Courtesy of L.UN.A.

Courtesy of L.UN.A.

Questa volta partiamo da una piccola storia; girovagando per Bologna avevamo sentito spesso parlare di L.UN.A. – Libera Università delle Arti. Ci interessiamo e scopriamo di avere amici in comune (il mitico team dei makers di WASP, produttori di geniali stampanti 3D), obiettivi in comune (un dialogo costante tra arte, cultura, tecnologia e sviluppo del territorio) e un comune interesse a conoscersi meglio.

Galeotta fu la scoperta del L.UN.A. Lab Store; non solo vetrina che mostra l’operato degli studenti ma anche luogo di scambio tra università e aziende, mini FabLab e galleria d’arte. Siamo quindi entrate, li abbiamo incontrati, ci siamo reciprocamente intervistati.

Qui il fortunato scambio di battute tra Dario Apollonio, preside e fondatore di L.UN.A., e la nostra gingerina Agnese Agrizzi: networking, sapere artigianale, legame con le realtà territoriali pubbliche e private. Ma ciò che davvero emerge, ed è ancora più significativo il fatto che emerga da un dialogo tra un’università e un sito di crowdfunding, è la propensione a vedere l’ottica del fare impresa come conditio sine qua non di ogni attività. Come ogni progetto di CF è, in fondo, un’impresa così dovrebbe essere anche il percorso universitario di uno studente.

A voi il piacere di leggere come.

Agnese: Beh, partiamo dal presente … L.UN.A.

Dario: Eh già! Sono ben 10 anni che L.UN.A. è attiva e posso dire che abbiamo fatto un bel lavoro.

A: Uno degli elementi che più caratterizzano L.UN.A. è proprio la commistione tra “arti meccaniche” e “arti liberali”. Questa prospettiva vi ha sempre accompagnato?

D: Sì, decisamente; Socrate ingegnere è il nostro motto. Vogliamo riproporre il DNA italiano insito nell’umanesimo, quell’incredibile unione tra ingegneria, scienza e arte. Ma i nostri ideali sono anche più vicini nel tempo; ci ispiriamo infatti alla moda italiana, ben diversa da quella francese. Guardiamoci in faccia, la moda nasce in Francia, alla corte del Re Sole. All’Italia va il merito di averla interpretata in un’ottica di cura e attenzione per i materiali, una visione più artigiana, si può dire. Nel Novecento la moda italiana ha trovato la sua strada grazie a tre elementi fondamentali: qualità, artigianato, eccellenza dei materiali. Noi cerchiamo di re-interpretare questa spinta propulsiva.

A: Perché tutta questa attenzione per il sapere artigianale?

D: E’ molto semplice, L.UN.A. nasce per due esigenze:

–          una nazionale, legata alla necessità di rinnovare i corsi universitari, molto spesso ancora costruiti attorno a un’idea di mestiere classico come accadeva nel secondo Dopoguerra. Questi corsi non hanno più senso, non rispondono alle esigenze correnti del mercato, non sono – come si suol dire – al passo coi tempi.

–          una locale, legata alla necessità di affrontare il tema design anche a Bologna. Spesso infatti capitava che i ragazzi, per approfondire gli studi legati al design, fossero costretti ad andare a studiare a Milano per poi tornare a Bologna e veder frustrate le proprie ambizioni. Quindi noi, un gruppo di docenti universitari con cattedre in giro per l’Italia, decidemmo 10 anni fa di trovare un punto fermo a Bologna. Quando si tratta di design è fondamentale il rapporto con il territorio, con l’artigianalità, con le piccole imprese che formano il tessuto economico. Da questo nasce la nostra relazione diretta con le imprese stesse che direttamente ci suggeriscono cosa produrre nei nostri laboratori.

 A: Quindi i vostri laboratori, le vostre attività curriculari per gli studenti sono legati a progetti per le imprese?

D: Certo, tutto ciò che noi facciamo non è campato in aria, è legato a ciò che le imprese partner ci chiedono. E in questa prospettiva non si tratta più di esami, si tratta di lavori e di responsabilità. Quando con i tuoi studenti non parli più di teoria ma parli di lavoro inizi davvero a discorrere con degli adulti.

A: Ma in che modo L.UN.A, risponde alle esigenze del mercato?

D: Un modo sono i laboratori di cui abbiamo appena parlato. L’altro è l’osservazione della realtà. Faccio un esempio: l’università classica forma stilisti, ma al mercato non servono! Le aziende chiedono – e ci chiedono – stylist, buyer, figure come l’uomo prodotto. E noi  formiamo questo tipo di figure professionali; a dire il vero riceviamo più richieste di quante ne riusciamo a soddisfare. Un noto brand bolognese nella vendita on-line ci ha recentemente chiesto 5 stylist e noi ne possiamo fornire solo uno. Un altro esempio è legato ai nostri corsi di comunicazione e marketing. Le università, ad esempio, utilizzano termini come target senza rendersi conto che sono concetti superati; oggi ha più senso focalizzarsi sul mind style, concetto ampiamente sviluppato tra gli altri da Francesco Morace, una delle fonti di ispirazione storiche di L.UN.A. con cui oggi collaboriamo. Questo implica un’analisi più complessa e approfondita delle tendenze globali ma permette anche una maggiore comprensione dei processi decisionali collettivi.

A: E per quanto riguarda la formazione al fare impresa?

D: Possiamo dire che L.UN.A. fornisce agli studenti gli strumenti stessi per fare impresa. Noi, attraverso corsi e laboratori, forniamo un metodo, un processo di lavorazione progettuale che porta lo studente non solo a terminare un compito ma anche a valutarne aspetti collaterali come fattibilità, risposta del mercato, promozione etc …

Courtesy of L.UN.A.

Courtesy of L.UN.A.

Il Lab Store in questo senso è la chiusura del cerchio, è la dimostrazione del processo di sviluppo che mostra l’operato dei nostri studenti attraverso le varie fasi: studio, ricerca, prototipo e commercializzazione. Nel Lab Store noi esponiamo ciò che facciamo, semplicemente. Inoltre è anche un luogo aperto a corsi, elaborazione di prototipi, vendita di prodotti. Si può dire sia come un FabLab con una spiccata propensione alla cultura d’impresa.

 A: L’idea di rete, di network è quindi molto familiare anche a voi!

D: La nostra idea di rete nasce proprio dalla necessità di inventare e creare soluzioni favorevoli all’invenzione. Il mondo si divide in due: chi trattiene la conoscenza e chi la diffonde. Noi apparteniamo decisamente al secondo gruppo.

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E a proposito di fare impresa! Il 19 settembre ripartono i workshop GINGER e questa volta il nostro focus sarà proprio sulle start-up; insieme a StartItUp Bologna saremo infatti protagoniste dell’incontro “Financing Strategy and Crowdfunding” dove affronteremo i vari metodi di finanziamento per una impresa. Tutte le informazioni a questo link.

E (notizia attesa da tutti, BBC compresa) a breve riparte il GINGER tour, questa volta si va (anche) in Romagna!

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